Itinerari Artistici

I contenuti di questa pagina sono di proprietà intellettuale di Atlante Cooperativa ©

PRIMO PERCORSO - I 3 borghi


Questo itinerario vuole incentrarsi su tre stupendi borghi medievali dell’Alta Valle del Tevere umbra e toscana: Monterchi, Anghiari e Citerna. Queste tre cittadine presentano all’interno del centro storico importanti iconografie mariane: opere d’arte raffiguranti la Vergine, il cui tema iconografico è il più ricco di tutta l’arte Cristiana e delle quali il culto è ancora molto presente nelle vallata. Coloro che vorranno intraprendere questo percorso saranno agevolati da una speciale convenzione stipulata dai siti espositivi, seguiti da un accompagnatore turistico e dotati di un kit apposito per l’itinerario.

CITERNA
Inserita tra i Borghi più belli di Italia, Citerna si estende in una superficie di poco più di 24 km 2 in provincia di Perugia. Esistente già in epoca romana, Citerna fu abitata dagli Etruschi: la sua collocazione ne denota la caratteristica di fortilizio con funzioni di avvistamento dei flussi militari provenienti dalle terre circostanti, Romagna, Marche e Toscana, di cui l’Alta Valle del Tevere costituisce la confluenza naturale. Il piccolo borgo rappresenta una vera e propria terrazza sulla Valle: il bastione occidentale e il Torrione rotondo, divenuto simbolo del paese, completano il lato occidentale della cinta muraria. L’origine del nome sembra provenga da cisterna, in realtà confuso nella trascrizione di atti notarili antichi da Citerea, monte sacro a Venere, dea pagana dell’amore e della bellezza. Per questo lo stemma della cittadina diverrà un pozzo o "cisterna", ma sormontato dalla stella del mattino, guarda caso proprio "Venere".

MADONNA COL BAMBINO, DONATELLO
Si tratta di uno splendido gruppo plastico a tutto tondo in terracotta dipinta a freddo. L’opera è stata individuata e studiata da Laura Ciferri nella chiesa di San Francesco a Citerna ed è stata attribuita recentemente da Giancarlo Gentilini alla mano di Donatello, la datazione proposta è compresa fra il 1415 e il 1420. La scultura rappresenta la Vergine in piedi col Bambino in braccio, alta 110 cm su una base larga 33 cm e profonda 30. È un opera destinata al culto e come tutte le opere devozionali anche questo gruppo ha subito nel corso degli anni numerosi restauri che di volta in volta hanno stravolto i colori precedenti, un ultimo intervento di ridipintura risale al 1839, per mano di Amato da Citerna. L’opificio delle Pietre Dure di Firenze si è occupato del restauro recuperando la policromia originaria, mettendo in risalto la raffinatezza delle stesure pittoriche degli incarnati e delle vesti arricchite da decorazioni dorate che si rilevano anche nei capelli delle due figure. La gamba sinistra della Vergine sporge dalla base mentre il busto si torce per controbilanciareil peso del Bambino che si protrae a destra, in una torsione plastica di sicuro effetto espressivo e dinamico.

MONTERCHI
Il piccolo comune si colloca nell’Appennino centrale, nel confine orientale della Toscana. Il borgo, di chiara impronta Medioevale, è arroccato su una collina isolata, denominata in passato Mons Herculis, (Monte di Ercole), che sovrasta le colline della Valtiberina. Secondo la leggenda, il semidio Ercole avrebbe fondato Monterchi dopo aver sconfitto Idra (come immortalato nello stemma del gonfalone comunale).

MADONNA DEL PARTO, PIERO DELLA FRANCESCA
Celebre e inusuale come tema è l’affresco di Piero della Francesca nella cappella del cimitero di Monterchi ad Arezzo: qui la Madonna, immota fra due angeli, mostra con la mano il proprio grembo. Tradizionalmente l'affresco viene fatto risalire al 1459, quando l'artista visitò forse Monterchi in occasione dei funerali della madre, che era originaria del borgo. La datazione esatta dell'opera è incerta ed oscilla in genere tra il 1455 e il 1465, in contemporanea comunque con gli affreschi delle Storie della Vera Croce di Arezzo. L'opera era destinata all'antica chiesa di Santa Maria di Momentana, già di Santa Maria in Silvis, località di campagna alle pendici della collina di Monterchi. Dal 16 marzo 1992 l'affresco, dopo il restauro effettuato in occasione del quinto centenario della morte di Piero della Francesca, è ricollocato in una teca climatizzata nella ex-scuola media di via Reglia, un edificio di epoca fascista alle porta del borgo antico, che venne attrezzato come "museo" per una sola opera.

ANGHIARI
Censito tra i Borghi più belli di Italia, Anghiari si estende in una superficie di 130 km 2 in provincia di Arezzo. Anghiari è uno splendido borgo medievale che domina la verde valle dell’alto Tevere. Bastione inviolabile grazie alle potenti mura duecentesche, ebbe una grande importanza nel Medioevo per la sua posizione strategica. Celeberrima è la battaglia svoltasi nella piana alle pendici del paese: il 29 giugno del 1440 si scontrarono le truppe milanesi ed una coalizione guidata dalla Repubblica di Firenze. I milanesi, pur numericamente superiori, vennero accerchiati e respinti dai fiorentini, coalizzatisi con volontari anghiaresi: il borgo fu conquistato dai toscani. A ricordo di tale evento,lo stemma cittadino esibisce al suo centro un giglio fiorentino.

MADONNA COL BAMBINO, JACOPO DELLA QUERCIA
Datata per motivi stilistici entro il 1420 questa scultura lignea policroma fu fatta realizzare dalla Compagnia di S. Maria della Misericordia proprio per una chiesa di Anghiari, come ci ricorda l'iscrizione a caratteri gotici sul basamento della statua: "QUESTA FIGURA FATTA FARE LA COMPAGNIA DE LA MISERICORDIA". Attualmente è custodita presso il Museo Statale di Palazzo Taglieschi. Di stile senese la splendida scultura lignea policroma raffigurante la Vergine, capolavoro di Jacopo della Quercia, con un Bambino forse non pertinente, ma in passato collocato in braccio alla Madonna assisa, è il fiore all’occhiello del Museo Taglieschi. Dalle dimensioni quasi naturali l’opera colpisce per l’eleganza plastica del panneggio delle vesti e per l’eloquente gestualità dei ritratti: un forte gioco di sguardi che vanno dall’ espressione della Vergine che osserva il Bambino a questo che mira dritto negli occhi il visitatore, indicandolo con la mano destra, conferiscono vivacità e modernità di linguaggio alla scultura.



SECONDO PERCORSO – il cammino della Fede nell’Alta Valle del Tevere


Questo percorso intende prendere in considerazione importanti siti espositivi e cultuali dell’Alta Valle del Tevere noti a tutti e piccole preziose realtà meno frequentate del tessuto territoriale. L’itinerario vede ampliare l’offerta del percorso Borghi medievalii 3 borghi inserendoli al proprio interno:  partendo da Citerna il visitatore si sposterà a Pocaia, piccola frazione di Monterchi, per poi proseguire per Anghiari, (Sansepolcro) e terminare la propria visita a Città di Castello. Saranno presi in considerazione luoghi di devozione ed ambienti espositivi, ponendo l’accento su quelle opere artistiche dedicate all’immagine della Vergine.  Il cammino vedrà impegnare il visitatore per l’intera giornata: l’itinerario sarà possibile attuando una convenzione tra i luoghi espositivi aderenti. Sono disponibili materiali cartacei o supporti multimediali disponibili presso l’ufficio turistico di Citerna,  prima tappa imprescindibile del percorso. Il fruitore, a metà percorso, potrà ristorarsi con un pranzo in un locale convenzionato di Città di Castello, per poi proseguire il viaggio in Duomo, al Museo Diocesano e alla Pinacoteca Comunale, dove potrà avvalersi della visita guidata. 



CITERNA

Per quanto è possibile ricostruire una storia priva di documentazione scritta, il territorio citernese fu densamente abitato fin da epoca etrusca e nei secoli è stato un importante avamposto militare e un ricchissimo insediamento culturale.

Chiesa di San Francesco MADONNA COL BAMBINO di DONATELLO
Splendido gruppo plastico a tutto tondo in terracotta dipinta a freddo databile tra il 1415-1420.









MADONNA COL BAMBINO, LUCA DELLA ROBBIA IL GIOVANE
Gruppo plastico di terracotta policroma invetriata è stato attribuito a Luca della Robbia il Giovane. L’opera è collocabile verso il 1520. Il bellissimo gruppo in terracotta di dimensioni naturali vede la Vergine in piedi appoggiata sulla gamba destra con in braccio il Bambino col volto inclinato verso il fedele. Particolarmente curati risultano i capelli e la stesura molto naturale dell’incarnato dei ritratti. Di grande effetto plastico e coloristico il drappeggio della veste della Vergine.






POCAIA frazione di Monterchi


Santuario della Madonna Bella A pochi Km da Monterchi, in località Pocaia, si trova questo edificio sacro. La chiesa fu originata da un oratorio dedicato alla Madonna, sorto probabilmente tra il 1525-1533. Nei documenti seicenteschi si ricorda che l’edificio venne eretto con le elemosine del popolo di Pocaia per rendere omaggio all’immagine miracolosa della Madonna col Bambino di una terracotta di scuola robbiana di primo Cinquecento, divenuta oggetto di sentita devozione popolare. La devozione popolare verso la Madonna Bella si intensificò durante il grande flagello della peste del 1630-31 quando nel vicino Castello di Monterchi sopravissero soltanto una ventina di persone. Dal 1975 la Madonna Bella è anche patrona degli autisti e dei viaggiatori.

VERGINE COL BAMBINO DETTA “MADONNA BELLA”, BENEDETTO BUGLIONI
Gruppo di terracotta smaltata attribuito a Benedetto Buglioni, databile 1533. Benedetto Buglioni si forma nella bottega di Andrea della Robbia, per poi divenirne assieme al nipote Santi, il più famoso antagonista. Tra il 1525 e il 1533, nel luogo dove sorge oggi la chiesa della Madonna Bella, fu edificato un oratorio per custodire una statua, raffigurante la Madonna col Bambino, molto venerata dalla popolazione del posto. La statua, ascritta ai primi decenni del Cinquecento, è custodita ancor oggi all´interno della chiesa ed è particolarmente venerata dagli abitanti di Pocaia e Monterchi. La terracotta policroma, inserita nella nicchia dell’altare seicentesco centrale, rappresenta la Vergine assisa con il Bambino Gesù ritto sul ginocchio sinistro. Il nome MADONNA BELLA è più unico che raro, di origine popolare, vuole evidenziare la singolare bellezza originaria della statua, solo in parte recuperata dal restauro effettuato da esperti della Soprintendenza di Arezzo nel 1986. La Vergine siede in trono come Madre e Regina. È solenne ma il volto è dolce e grazioso, lo sguardo materno accoglie il fedele.

ANGHIARI


Censito tra i Borghi più belli di Italia, Anghiari si estende in una superficie di 130 km 2 in provincia di Arezzo. Anghiari è uno splendido borgo medievale che domina la verde valle dell’alto Tevere. Bastione inviolabile grazie alle potenti mura duecentesche, ebbe una grande importanza nel Medioevo per la sua posizione strategica. Celeberrima è la battaglia, ritratta anche da Leonardo da Vinci, svoltasi nella piana alle pendici del paese nel 1440.


MADONNA COL BAMBINO, JACOPO DELLA QUERCIA

Datata entro il 1420 questa scultura lignea policroma fu fatta realizzare dalla Compagnia di S. Maria della Misericordia proprio per una chiesa di Anghiari. Di stile senese la splendida scultura lignea policroma raffigurante la Vergine, capolavoro di Jacopo della Quercia, con un Bambino forse non pertinente, ma in passato collocato in braccio alla Madonna assisa, è il fiore all’occhiello del Museo Taglieschi. Dalle dimensioni quasi naturali l’opera colpisce per l’eleganza plastica del panneggio delle vesti e per l’eloquente gestualità dei ritratti: un forte gioco di sguardi che vanno dall’ espressione della Vergine che osserva il Bambino a questo che mira dritto negli occhi il visitatore, indicandolo con la mano destra, conferiscono vivacità e modernità di linguaggio alla scultura.



CITTA’ DI CASTELLO
Città di Castello, l'antica Tifernum Tiberinum, è il principale centro dell'alta valle del Tevere. L'insediamento originario fu fondato dagli Umbri sulla riva sinistra del Tevere in prossimità del territorio assoggettato al controllo degli Etruschi; la città fu chiamata Tifernum Tiberinum dai Romani, più tardi, nel Medioevo fu distrutta dai Goti e suggestivamente ricostruita dal vescovo Florido, poi santificato e proclamato patrono della città. Comune durante il tardo Medioevo, fu soggetta di volta in volta a Perugia, alla Chiesa o a Firenze; solo nel '500, con Cesare Borgia, passò in modo definitivo nelle mani del Papato. La famiglia Vitelli è stata la dinastia più importante di Città di Castello. Assunsero la Signoria della città nel XV e XVI secolo e la abbellirono con numerosi edifici. Nonostante non figurino tra le famiglie patrizie più importanti d'Italia, i Vitelli hanno assicurato alla scena politica e militare molti personaggi influenti, soprattutto dal Quattrocento alla fine del Cinquecento. Numerosi sono i palazzi voluti da quest’importante famiglia disseminati a Città di Castello.

Santuario della Madonna delle Grazie
La costruzione del Santuario della Madonna delle Grazie o Chiesa conventuale dei frati Serviti è stata iniziata nel 1363. A testimonianza della struttura trecentesca rimangono soltanto il campanile e il fianco meridionale dell'edificio rivolto verso l'esterno, nel quale si apre un bel portale gotico sovrastato da un arco ogivale in pietra. La chiesa, infatti, ha subito nel tempo vari interventi di ristrutturazione. Tra le opere interessanti che il santuario conserva, si segnala in particolare la tavola raffigurante la "Madonna in trono con il Bambino tra San Florido e San Filippo Benizi", unica opera certa di Giovanni da Piamonte che l'ha firmata e datata 1456. Oggetto di particolare devozione, l'opera in questione è custodita all'interno della cappella laterale sinistra ed è esposta al pubblico soltanto due volte l'anno: il 2 febbraio e il 26 agosto.

MADONNA IN TRONO CON IL BAMBINO TRA SAN FLORIDO E SAN FILIPPO BENIZI, GIOVANNI DA PIAMONTE

La tavola, probabilmente eseguita per i Frati Serviti di Città di Castello, nel 1456 da Giovanni da Piamonte, considerato dalla storiografia moderna un’importante seguace di Piero della Francesca, venne trasferita miracolosamente secondo un'antica tradizione da un tabernacolo esterno a un oratorio interno. Firmata e datata (unica opera sicura di Giovanni), essa è nota alla letteratura storico-artistica dai primi dell'Ottocento, quando la descrisse Mancini (1832), che sottolineava l'importanza del culto di quest'immagine
Vestita sontuosamente e seduta su un trono a forma di nicchia-edicola composto fantasiosamente di elementi ormai decisamente rinascimentali, la Vergine regge con la mano destra il Bambino benedicente in piedi vestito di bianco con il braccio sinistro intorno al collo della madre. Con la mano sinistra la Madonna offre la grazia divina e protegge la città sorretta da uno dei due angeli (senza ali) inginocchiati davanti a lei. Questa protezione continua col gesto del santo vescovo, vestito di bianco e rosso, che le sta accanto, da sempre identificato con s. Florido (sec. VI), patrono di Città di Castello e titolare della cattedrale. Mentre il vecchio santo barbuto chiude la composizione a destra, la Madonna è affiancata al lato opposto da un frate in vestito scuro, identificato come Filippo Benizi da Firenze (morto nel 1285), uno dei padri dell'Ordine dei servi di Maria.


Pinacoteca Civica di Città di Castello
MADONNA CON BAMBINO IN TRONO ED ANGELI, MAESTRO DI CITTA’ DI CASTELLO
La Maestà del Maestro di Città di Castello si trova nella Pinacoteca Comunale della città. L'autore della tavola è il cosiddetto Maestro di Città di Castello, termine con cui si indica un pittore senese del primo Trecento, seguace di Duccio e di Ugolino di Neri. Il dipinto su tavola è datato 1310 La tavola, di dimensioni 276 cm x 167 cm, raffigura la Vergine assisa in trono col Bambino Gesù nel braccio sinistro, circondata da una schiera di sei angeli. Di impronta fortemente duccesca, questa tavola il cui autore è considerato uno dei seguaci di prima generazione di Duccio di Buoninsegna, si rifà a quella rielaborazione personale del gotico, inteso come linearismo ed eleganza d’oltralpe, in cui le figure assumono maggior naturalezza e morbidezza, conferita dall’introduzione del chiaroscuro e dall’inclinazione dinamica dei volti e dello sguardo.

MUSEO DELL’OPERA DEL DUOMO
MADONNA CON GESU’ BAMBINO E SAN GIOVANNINO, PINTURICCHIO
la visita prosegue in duomo e nel museo dell’opera del duomo, che ospita oltre al famoso tesoro di canoscio, (un servizio da tavola di eta’ paleocristiana rinvenuto casualmente nella frazione di canoscio nel 1935) opere di giulio romano, Luca Signorelli, Rosso Fiorentino e Pinturicchio. L’opera, datata 1486 ca., è una tempera su tavola realizzata da Bernardino di Betto detto il Pinturicchio. La tempera su tavola, di dimensioni 79 cm x 58,7 cm, raffigura la Vergine assisa con il Bambino Gesù ritto sulle ginocchia. Alla sinistra del gruppo è rappresentato in primo piano San Giovannino, corredato dagli attributi iconografici a lui pertinenti, come la croce, il vello di caprone e il cartiglio. Il volto del Santo è indirizzato verso il fedele, la testa china verso la mano, a testimonianza della sacralità della benedizione che il Bambino sta impartendogli. La dolcezza della scena e la naturalezza dello sfondo vegetale sono la firma di Pinturicchio che, assieme a Raffaello e Perugino, fu uno dei grandi maestri della scuola umbra.